Massimo Marchese e Ugo Nastrucci
lunedì 7 luglio, a partire dalle 21.30, le cantine del Gavazzana Blues ospiteranno il concerto di Massimo Marchese e Ugo Nastrucci “If music be the food of love… play on”, una serie di duetti per strumenti a pizzico. Marchese infatti si esibirà con liuto e tiorba, mentre Nastrucci con liuto e chitarra barocca.
Il liuto conobbe nell’Inghilterra elisabettiana una grande fortuna. Sebbene in Inghilterra il Rinascimento sia giunto con un certo ritardo rispetto alla meravigliosa fioritura italiana, nondimeno produsse alcuni importanti frutti. Come John Dowland, liutista e compositore, quel semper Dowland semper dolens che, giocando sull’assonanza latina del suo cognome, evidenziava così nel titolo stesso di una composizione una delle principali caratteristiche di questa musica: la malinconia dolente, uno stato di perenne lamentazione di origine amorosa.
Ma la musica del periodo elisabettiano non è solo malinconia; vi è spesso un senso della natura e fresco e primaverile, che risuona nei tipici brani onomatopeici: canti di uccelli (La Rossignoll) ma anche suoni di campane (Twenty ways upon the bells e Drewrie’s Accordes), ma anche danze scatenate (A Dump). Per completare l’ambiente “nordico” durante la serata a Gavazzana potremo ascoltare anche qualche Scottish tune, anonime melodie scozzesi segnatamente diverse dalla musica propriamente inglese, di carattere popolare.
La seconda parte del programma ci riporterà in Italia, in quello scorcio di Seicento che vede uno straordinario rinnovamento in tutti i campi dell’arte musicale, sull’onda delle novità introdotte quasi simultaneamente dalle Camerate fiorentine (il melodramma e la melodia accompagnata) e dalla nascita dei primi repertori di spiccato virtuosismo strumentale: il violino sicuramente, ma anche le trasformazioni seicentesche del liuto, divenuto, grazie all’aggiunta delle lunghe corde gravi, arciliuto e tiorba o chitarrone (i termini sono pressoché sinonimi).
Nel concerto di Marchese e Nastrucci comparirà anche la chitarra, lo strumento che, a partire dai primi decenni del Seicento contende ai liuti la palma della diffusione, specie in ambito amatoriale e sull’onda di quella moda spagnoleggiante che dilaga in tutta la Penisola grazie all’asservimento politico. Strumento di origine schiettamente popolare probabilmente spagnola, la chitarra conquista progressivamente, grazie ai virtuosi del Seicento, dignità di strumento “colto”.